Un Piano contro il disagio abitativo

Pubblicata il: 17 Gennaio 2014

Dopo lunghi mesi di gestazione sembra prossimo all’approvazione del Consiglio dei Ministri il Decreto che dovrebbe intervenire sui temi del disagio abitativo. La situazione del resto diventa sempre più difficile: per intere fasce di inquilini colpiti dalla crisi e in grande difficoltà a corrispondere al pagamento dell’affitto, per moltissimi proprietari di immobili stretti fra aumenti della tassazione, calo medio del valore dei canoni, morosità sempre più diffusa. Solo fra qualche giorno (a chi scrive) sarà possibile conoscere il contenuto preciso del Provvedimento: ci riferiamo qui all’ultima versione conosciuta (attendibile per altro in quanto avrebbe già superato il vaglio della Ragioneria generale dello Stato e delle Regioni). Si tratterebbe in sostanza di impiegare 1350 milioni in 4 anni: parte per agevolazioni fiscali (441 milioni), parte per investimenti (568 milioni), parte per rifinanziamento di fondi sociali (341 milioni). Come testimonia l’entità delle risorse, siamo lontani da un intervento risolutivo, ma certamente si tratterebbe di un intervento significativo se paragonato al deserto di iniziative del passato (salvo qualche intervento positivo adottato proprio dal Governo Letta). La prima misura dovrebbe riguardare l’abbassamento della aliquota della cedolare secca per i contratti di locazione a canone concordato dall’attuale 15% al 10%. Sarebbe il secondo ribasso in pochi mesi considerato che l’aliquota su questi contratti raggiungeva fino a pochi mesi fa il 20%. . Si tratterebbe senz’altro di una misura intelligente, considerando il fatto che l’originaria definizione delle aliquote della cedolare secca scoraggiava pesantemente la stipula di questi contratti, favorendo di fatto i contratti a canone libero. A questo si aggiunga che l’introduzione dell’IMU ha di fatto segnato la scomparsa delle agevolazioni fiscali previste con il vecchio regime Ici in moltissimi comuni. Misura giusta, quindi , che tende a garantire un minimo di convenienza a contratti che, prevedendo canoni più bassi di quelli di mercato, aiutano le fasce di inquilini che dispongono di redditi medio-bassi. Purtroppo sembra essere sparita dal Decreto un’altra misura (richiesta a viva voce da Asppi) che prevedeva, per questi contratti, un’aliquota Imu agevolata al 4 per mille. Il combinato disposto di queste due misure (ribasso aliquote cedolare ed Imu) avrebbe davvero garantito il rilancio di questi contratti. Così ci si ferma a metà. Speriamo che Governo e Parlamento ritornino su questo punto decisivo per rendere efficace la manovra. Così come continueremo a premere con tutta la nostra forza affinché sia superata l’anacronistica situazione attuale che circoscrive i vantaggi fiscali di questi contratti unicamente ai cosiddetti ‘comuni ad alta tensione abitativa’ mentre ormai questo tipo di tensioni sono presenti in tutti i comuni. Maggiori agevolazioni fiscali sono previste anche per gli inquilini che dispongono di redditi modesti attraverso la possibilità di portare in detrazione una quota maggiore del costo dell’affitto (fino a 900 euro). Positiva è certamente la decisione di destinare nuove risorse ai fondi sociali (per l’affitto e per la morosità incolpevole) che verrebbero implementati di 340 milioni.

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