Lo sviluppo sostenibile parte dalle città

di Alfredo Zagatti

Pubblicata il: 17 Gennaio 2014

In questi mesi sarà definita la programmazione delle risorse utilizzabili nel nostro Paese riferite ai fondi strutturali europei per gli anni 2014-2020. Si tratta di risorse quantificabili in circa 42 miliardi di euro, che ne richiameranno almeno altrettante di cofinanziamenti da parte dello Stato, delle Regioni, dei privati. L’uso di queste risorse, concertato dalle Autorità Nazionali con l’Unione Europea, prevede molteplici obiettivi e darà luogo ad una pluralità di azioni che si riverseranno su vari comparti del tessuto produttivo e civile del Paese. Grande interesse rappresenta per i cittadini la quota di risorse che sarà programmata in funzione dello sviluppo sostenibile delle nostre città e che vedrà come protagonisti lo Stato e le Regioni, ma in primo luogo i Comuni. Si parla di un 5% circa del plafond di risorse europee che, assieme ai cofinanziamenti darà corpo ad una cifra cospicua da impiegare in iniziative finalizzate alla riqualificazione urbana, all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio e ad altri molteplici obiettivi. Le politiche di sviluppo, ma anche le grandi scelte ambientali devono misurarsi con il ruolo delle città. Un’opportunità per i proprietari immobiliari Per Asppi, e per tutte le associazioni della proprietà edilizia, si presenta una grande opportunità: interloquire con le Autorità pubbliche (dai Ministeri, alle Regioni, ai Comuni) per far si che l’impiego di queste risorse sia tempestivo, efficiente ed efficace e partecipare alla definizione degli obiettivi e delle azioni da intraprendere. Su un aspetto abbiamo il dovere di insistere: la qualità del patrimonio edilizio privato è parte essenziale della qualità urbana, i proprietari immobiliari devono essere interlocutori essenziali dei processi di riqualificazione. Per questo assegneremo particolare importanza a quelle azioni che vedono i proprietari immobiliari coprotagonisti nella realizzazione di obiettivi più ampi. La riqualificazione energetica dei condomini Gli esempi possono essere molteplici, ci limitiamo a segnalare uno dei più significativi: si pensi alla riqualificazione energetica dei condomini. La diffusione in ambito urbano di un processo in questo senso avrebbe un peso enorme dal punto di vista ambientale per l’intera città (il settore civile consuma il 35% dell’energia prodotta); mobiliterebbe una grande quantità di investimenti privati e favorirebbe la creazione di nuovo lavoro e di nuove professioni; gli investimenti sarebbero ripagati in un numero di anni limitato, in ragione del risparmio energetico conseguito. Si veda al proposito l’esperienza dei ‘condomini intelligenti’ partita da Genova e destinata a diffondersi in molte altre città (da Piacenza, a Benevento). E’ sufficiente un minimo di intervento pubblico a garanzia dell’investimento, un accesso al credito facilitato, per innescare un processo che si traduce in un beneficio per tutti. Questo progetto e’ uno dei tanti previsti a suo tempo dal ‘Patto dei Sindaci’ (strumento promosso dalla Commissione europea per implementare a livello locale le politiche di riduzione di CO2). Molti altri progetti elaborati in questa sede vanno in questa direzione e meritano di essere ripresi. Se una piccola frazione dei fondi comunitari servisse ad innescare processi di questo genere la partita sarebbe vinta. Ci dedicheremo con costanza ed impegno, nei prossimi mesi, ad affinare proposte, a presentarle ai soggetti pubblici e, soprattutto, a chiedere il sostegno dei nostri associati e dei proprietari di immobili affinché esse si affermino.

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