Pubblicata il: 04 Ottobre 2024
Un piano strutturale di bilancio poco rassicurante per il mondo della casa
Il Governo ha presentato al Parlamento (e successivamente presenterà alla UE) il piano strutturale di bilancio che rappresenta un nuovo strumento di programmazione delle politiche pubbliche con un orizzonte temporale di medio periodo (2025-2029). Si tratta di uno strumento importante, previsto dalle nuove regole europee che definisce obiettivi, linee di intervento, iniziative per i prossimi anni: va da sé che le Leggi di bilancio annuali dovranno essere predisposte nel solco definito dal documento, che rispecchia gli orientamenti del Governo e della sua maggioranza parlamentare.
Non è questa la sede per commentare il quadro macroeconomico lì rappresentato, né gli obiettivi di carattere generale che il Governo legittimamente prefigura e attorno ai quali ciascuno si formerà un’opinione.
È invece interessante valutare, per quanto ci riguarda, il peso che nel documento riveste la questione abitativa e più in generale il mondo della casa. Un peso del tutto marginale, e questo è di per sé preoccupante.
Ma quello che veramente inquieta è la povertà e genericità delle proposte che a queste questioni sono dedicate.
Cosa scrive il Governo?: “ Al fine di ridurre la povertà abitativa, il Governo si impegna a realizzare politiche abitative e di supporto ai soggetti vulnerabili con interventi come il social housing e misure per la realizzazione di alloggi per lavoratori e gli studenti fuori-sede nell’ambito del Piano Casa Italia, che potrebbe fare leva su strumenti di garanzia di carattere finanziario. Ulteriori interventi riguarderanno le opere di urbanizzazione nei comuni medio-piccoli, la valorizzazione degli immobili demaniali per adibirli a finalità abitative e l’erogazione di incentivi orientati al reperimento dell’alloggio, in caso di nuovi assunti.”
Nessuna obiezione a percorrere la strada del cosiddetto social housing (che per altro ha dato modestissimi risultati in questi anni), ma nessuno può illudersi che questo sia sufficiente in assenza di una strategia che preveda, fra l’altro, interventi tesi a sviluppare il mercato della locazione privata, in particolare quello che garantisce i canoni calmierati, e misure di sostegno al reddito come il fondo sociale (scomparso dall’orizzonte delle politiche governative). Che dire poi del patrimonio di edilizia pubblica non utilizzato perché bisognoso di manutenzioni?
La verità è che non si percepisce la serietà della situazione abitativa: la carenza di case per l’affitto; la difficoltà per le famiglie con redditi bassi e medi, le difficoltà dei piccoli proprietari immobiliari alle prese con una morosità diffusa.
Anche il tema del risparmio energetico e della riqualificazione del patrimonio immobiliare è affrontato in modo altrettanto sbrigativo: si richiamano, è vero gli impegni assunti in sede europea (Direttiva case green) ma ci si limita ad affermare che:
“ In questa direzione, il Governo intende adottare una serie di nuove misure, che, senza produrre effetti sulla finanza pubblica, possono rimuovere barriere informative e amministrative e sostenere la decarbonizzazione innescando meccanismi virtuosi per gli investimenti privati. Esse sono volte a: i) creare un mercato per i certificati bianchi per il settore residenziale civile per incentivare gli interventi più efficienti e ridurre il ruolo delle detrazioni fiscali; ii) rendere pubblico, accessibile e integrato con il catasto l’archivio ‘Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica’; iii) facilitare interventi di risparmio energetico, mediante modifiche ai regolamenti condominiali.”
In altri termini: non vogliamo impiegare risorse pubbliche su questo tema, riduciamo il ruolo delle detrazioni fiscali, affidiamoci ai privati utilizzando meccanismi ad hoc.
Ora, è del tutto ovvio che il maggior onere relativo alla riqualificazione immobiliare ricadrà sui privati, ma questo non può portare al disimpegno dello Stato. La stessa Direttiva europea prevede un impegno massiccio di risorse pubbliche per incentivare gli investimenti privati soprattutto in direzione delle fasce più deboli e a medio e basso reddito. È evidente che il sistema delle detrazioni e dei bonus finora vigente andrà modificato e razionalizzato, ma questo non deve significare un abbandono del “fronte” da parte dello Stato che sarebbe del tutto incoerente rispetto agli obiettivi di produrre una significativa decarbonizzazione del patrimonio immobiliare.
Sul mondo della casa, oltre a queste due brevi citazioni altro non c’è nel piano strutturale di bilancio, e questo lo rende davvero poco rassicurante per tutti noi.
Alfredo Zagatti – Presidente Nazionale ASPPI